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Centro Storico Catania - Consigli Turistici
Bed & Breakfast

I consigli per turisti del gestore

Itinerari Classici e Monumenti da non perdere per chi visita Catania.

Questo breve itinerario vuol farvi percorrere e scoprire tra monumenti, curiosità e leggende i luoghi storici e culturali più significativi della città.

Uscendo dal B&B Centro Storico, l’edificio che vi trovate di fronte è l’ex carcere borbonico costruito tra il 1826 ed il 1831. Imboccate via Ventimiglia ed oltrepassata via Teatro Massimo girate a destra in via Vittorio Emanuele, al n. 56 il Convitto Cutelli (1750) entrate ed ammirate il mosaico ed il loggiato della corte circolare opera di Giovan Battista Vaccarini. Al numero civico 95 immettetevi in una piccola stradina visitate la Cappella Bonaiuto, chiesa bizantina, sopravvissuta al terremoto del 1693 ed incorporata all’interno di un palazzo nobiliare.

Riprendete via Vittorio Emanuele e un po più avanti sulla sinistra, la facciata concavo-convessa della chiesa di San Placido (1769), opera dell’architetto Stefano Ittar. Scendendo per la via Porticello sulla sinistra si trova il settecentesco Palazzo Biscari, che ha come fondamenta un tratto delle mura cinquecentesche della città. Il prospetto è intonacato di nero e decorato da cariatidi grottesche e putti. Di fronte, gli Archi della Marina su cui corrono i binari della ferrovia realizzata nel 1866 e oltre i quali c’è il porto. Davanti all’edificio un’aiuola con la statua di Ferdinando II di Borbone, sovrano del Regno delle Due Sicilie, con la testa decapitata. Nel 1860 le truppe garibaldine invasero l’isola e in reazione antiborbonica decapitarono la testa del sovrano. La statua fu conservata nei magazzini municipali e ricollocata nel luogo attuale nel 1964 senza testa perché non fu mai trovata.

Percorrendo sulla destra via Cardinale Dusmet, si costeggia le mura di Carlo V, fatte edificare dall’imperatore di Spagna nel cinquecento sulle vecchie mura medievali per difendere la città dai Turchi. Le mura fino alla fine dell’Ottocento erano lambite dal mare e furono rafforzate per resistere alle palle di cannone. Lungo le mura nel 1696 fu aperta Porta Uzeda che immette in piazza del Duomo su cui si affaccia la Cattedrale, una delle otto chiese cittadine dedicate a Sant’Agata. Fondata nell’XI secolo e ricostruita durante il regno di Federico II, e poi nel ‘700 su progetto di Giovan Battista Vaccarini. Sulla navata di destra al terzo pilastro si possono vedere le strutture dell’antico tempio e al secondo pilastro la tomba di Vincenzo Bellini, al primo altare una tela con S. Febronia (1735), al secondo altare S. Rosalia (1736), opere del Borremans, in fondo alla navata la cappella di S. Agata, entro una recinzione in ferro battuto ed il relativo tesoro non visibile. Nella navata di sinistra al quarto altare una tela di S. Antonio Abate (1740), del Borremans. Al quinto altare il martirio di S. Agata (1605) di F. Paladini. Percorrendo la navata fino in fondo entrate in Sagrestia e nella seconda sala in alto sulla sinistra ammirate un affresco del 1669, che rappresenta l’ultima colata lavica che arrivò fino alla città. Sulla piazza si affacciano il Museo Diocesano, entrate visitate le sale e poi arrivate in terrazza da dove è possibile ammirare la città dall’alto, il porto e il mare; il Palazzo degli Elefanti (1696-1780), sede del Municipio. Nell’androne sono esposti un carretto siciliano dell’800 e la carrozza del Senato del ‘700. Nel centro della piazza la fontana dell’Elefante, opera settecentesca del Vaccarini, un obelisco egizio, inciso con geroglifici dedicati alla dea Iside, sovrasta un elefante in pietra lavica di età romana, simbolo della città. Accanto al seminario dei Chierici la fontana dell’Amenano (1868) di Tito Angelini, detta dai catanesi “acqua o linzolu”, per l’effetto della caduta a piombo dell’acqua del fiume.

Si scendono i gradini dietro la fontana e sulla sinistra la fontana dei Sette canali del 1612 mentre tutto davanti si apre la “Pescheria” il mercato del pesce, fatevi un giro all’interno rimarrete incantati da come viene venduto il pesce e delle tante varietà che vi si trovano. Dalla “Pescheria” si giunge in piazza Currò dove sorge il complesso di Santa Maria dell’Indirizzo con il convento carmelitano, la chiesa (1727-1735), le terme romane di cui restano intatti 10 ambienti. Dalla piazza, via San Calogero porta al Castello Ursino, costruito tra il 1239 e il 1250 su progetto dell’architetto Riccardo da Lentini per volere dell’Imperatore Federico II di Svevia. Il castello fu eretto su una collina che dominava la città e molto vicino al mare. La colata lavica del 1669, che circondò il castello e riempì parte del fossato cambiò completamente il territorio, allontanandolo dal mare e perdendo così la sua funzione strategica. Il castello è oggi sede del Museo Civico, da vedere il San Cristoforo di Pietro Novelli. Da qui via Castello Ursino termina in via Garibaldi, sulla sinistra, alla fine della via in lontananza vedrete la settecentesca Porta Ferdinandea, oggi Porta Garibaldi, costruita a strati di calcare bianco e pietra lavica. La porta fu realizzata nel 1768 per celebrare il matrimonio di Ferdinando IV di Borbone con Carolina d’Austria. Superata via Garibaldi si giunge in via Sant’Anna dove c’è la Casa-Museo Giovanni Verga.

Percorrendo via Sant’Anna ci si immette in via Vittorio Emanuele. Sulla sinistra l’ingresso al Teatro Romano e all’Odeon. Sulle gradinate del Teatro e dell’Odeon erano state costruite, già dal medioevo, abitazioni che nella seconda metà del Novecento furono abbattute per portare alla luce le due opere. Il teatro venne realizzato con tre diversi settori della cavea e potevano prendere posto 7000 spettatori. L’Odeon che fu appositamente realizzato per ascoltare concerti musicali aveva una capienza di 1300 persone. Svoltando a destra si giunge in piazza San Francesco d’Assisi per visitare la casa natale del compositore Vincenzo Bellini (1801-1835). Di fronte, la chiesa di San Francesco e l’Immacolata che custodisce alcune delle candelore dedicate a Sant’Agata. Dalla piazza si prende via Teatro Greco, che costeggia sulla sinistra il Teatro e l’Odeon ed in fondo, sulla destra, si apre piazza Dante dominata dal barocco monastero dei Benedettini, la facciata opera di Stefano Ittar, oggi sede della facoltà di Lettere e Filosofia. Di fianco sorge la monumentale e incompleta Basilica di San Nicolò l’Arena, fatta costruire alla fine del ‘600 dai benedettini sul modello delle basiliche romane. L’interno, a croce latina e a tre navate, è spoglio. Restano una pregiata acquasantiera di marmo, i lampadari della navata centrale, la meridiana realizzata nel 1841 da astronomi danesi. Entrando in chiesa ciò che colpisce è la grandiosità delle partizioni architettoniche. Il prospetto è rimasto incompleto come si può vedere dalle colonne non ultimate. Da qui prendete via A. di Sangiuliano fino ad incontrare via Crociferi. Via Crociferi occupa l’antica acropoli cittadina. Sulla via si susseguono la chiesa di San Camillo dei Crociferi (1723), San Giuliano (1739-1751) realizzata dal Vaccarini, San Francesco Borgia, il monastero delle Benedettine e la chiesa tardo-barocca di San Benedetto.

Da via Crociferi parte la scalinata Alessi, ritrovo dei giovani la sera per chiacchierare e bere qualche birra, che attraverso via La Piana porta in piazza Università. Il palazzo dell’Università, sede di una delle più antiche Università d’Italia (1434), fu ricostruito dopo il terremoto del 1693. La facciata a causa di un altro evento sismico avvenuto nel 1818 fu sostituita con quella attuale. Il chiostro interno è rimasto quello del settecento ed è opera del Vaccarini. Agli angoli della piazza quattro lampioni alle cui basi sono raffigurate le leggende catanesi di Gammazzita, Uzeda, I fratelli pii e Cola pesce. Salendo per la via Etnea a sinistra la chiesa della Colleggiata (1752), realizzata dall’architetto Stefano Ittar. Al centro della stupenda facciata barocca i santi Pietro e Paolo e lateralmente sant’Agata e santa Apollonia, copatrona della città nel Seicento. Al numero 63 il barocco palazzo del governo, al suo fianco la chiesa dei Minoriti al cui interno è conservata l’Annunciazione del Borremans. Proseguendo si giunge in piazza Stesicoro, sul lato sinistro, l’anfiteatro romano del II secolo d. C. , il terzo in Italia per dimensioni dopo il Colosseo di Roma e l’arena di Verona. Sembra che le sue scalee potessero ospitare fino a 15. 000 spettatori. I lavori per riportare alla luce l’anfiteatro furono iniziati nel 1904 e si conclusero nel 1906. L’anfiteatro è nascosto quasi interamente sotto i palazzi circostanti, ma scendendo sotto il livello stradale è possibile visitare il corridoio che gira lungo il muro del podio. Oltre il Teatro la chiesa di Sant’Agata alla Fornace, preceduta da un’ampia scalinata. In essa è conservata una fornace dove secondo la tradizione Sant’Agata subì il martirio dei carboni ardenti. Dietro la chiesa di sant’Agata alla Fornace vi è la chiesa di Sant’Agata al Carcere. Il portale è medioevale degli inizi del XIII secolo ed era il portale della cattedrale che dopo il terremoto del 1693 fu smontato e rimontato dove si trova adesso. Dentro la chiesa si conserva l’impronta sulla pietra lavica dei piedi di sant’Agata. Qui sembra sia avvenuta la morte della martire. Una tela di Bernardino Niger del 1588, posta sull’altare maggiore, rappresenta il martirio di S. Agata; alle spalle della santa il pittore ha voluto ricostruire l’antico anfiteatro che sta appena fuori dalla chiesa. Dietro la chiesa di sant’Agata al carcere vi è la chiesa di sant’Agata la Vetere, ingresso da via santa Maddalena. In essa si conserva il sarcofago dove fu sepolta la santa dopo il martirio nel 251 d. C. secondo alcuni, secondo altri si tratta della cassa che trasportò le reliquie da Costantinopoli a Catania nel 1126. Il sarcofago svolge la funzione di altare maggiore.

Sul lato destro della piazza si trova la statua di Bellini (1880), opera dello scultore Giulio Monteverde. Le quattro statue rappresentano 4 delle opere liriche del musicista: la Norma, la Sonnambula, il Pirata e i Puritani. Oltre la piazza inizia la “fiera del lune”, il mercato che si svolge tutti i giorni in piazza Carlo Alberto dove domina la facciata del santuario del Carmine (1729). All’interno si può ammirare la tela che rappresenta la Madonna del Carmine col bambino e i santi Elia e Bertoldo di Andrea Pastore del 1501. Sulla piazza vi è anche la chiesa di San Gaetano alle grotte, la prima chiesa di Catania, che si trova sotto il livello della strada. Proseguendo per via Etnea sulla sinistra si costeggia il grande magazzino “La Rinascente” e il Palazzo delle Poste e sotto questi palazzi è stata rinvenuta un’ampia necropoli di età romana. Subito dopo il palazzo delle Poste l’ingresso alla Villa Bellini, un giardino pubblico dedicato al musicista Vincenzo Bellini. Riposatevi sotto uno dei giganteschi alberi di ficus, mangiate un arancino (specialità siciliana di riso con ragù) comprato in uno dei bar all’angolo con via Umberto e fatevi una passeggiata per il giardino, raggiungendo sulla collina, tra vialetti ombrosi e fontane, il viale degli uomini illustri. Per tornare al B&B ripercorrete via Etnea fino all’incrocio con via A. di Sangiuliano, al numero 227 il teatro Sangiorgi, la facciata con decorazioni floreali è in stile liberty. Più avanti imboccate via Rapisardi che termina in piazza Bellini, sede del Teatro Massimo Bellini, progettato da Carlo Sada, inaugurato il 31 Maggio 1890 con la Norma di Bellini. Da qui imboccate via Teatro Massimo (solo pedonale) e alla fine della via siete arrivati al B&B.

Salite in camera a riposarvi un po’ e poi potete raggiungere percorrendo via di Sangiuliano in direzione della Stazione ferroviaria la fontana del Ratto di Proserpina (1904) dello scultore Giulio Moschetti. Raffigura una scena della leggenda in cui il dio Plutone strappa alla Terra la bella Proserpina. La fanciulla era figlia di Cerere e sorella di Giove. La leggenda narra che Plutone, dio del regno delle ombre, si innamora della giovane Proserpina e, con il consenso di Giove, la rapisce portandola agli Inferi. Cerere, all’oscuro di tutto, la cerca per tre giorni e tre notti, finchè il dio Sole, Elios, le rivela tutto. La dea per vendetta colpisce la terra con siccità e carestia. Il popolo, allora, invoca Giove per liberare Proserpina così da placare Cerere. Ma Giove, che non può restituire Proserpina alla madre Cerere, poiché divenuta sposa di Plutone, risolve il problema permettendo alla fanciulla di passare otto mesi all’anno, da gennaio ad agosto, sulla Terra con la madre, e gli altri quattro mesi, da settembre a dicembre, negli Inferi con il marito Plutone. Questo ha dato vita alle due stagioni della Sicilia: la primavera quando Proserpina è sulla Terra con la madre, e l’inverno quando è con il marito agli Inferi.

Oltrepassata la Stazione siete arrivati davanti al centro fieristico “Le Ciminiere”. Quest’area trovò il suo sviluppo alla fine dell’Ottocento, quando Catania per via della costruzione della ferrovia diventò centro di smistamento dello zolfo, che proveniva dalle zone interne della Sicilia. Le industrie di raffinazione dello zolfo furono abbandonate all’inizio del Novecento quando sul mercato fu immesso da altre nazioni il prodotto ad un prezzo più competitivo. Tutta l’aerea in anni recenti è stata convertita in un moderno centro fieristico. Fate una visita al Museo dello sbarco in Sicilia, uno spazio espositivo che racconta lo sbarco di migliaia di combattenti nel 1943, e al Museo del Cinema, dove è possibile rivivere alcune scene tratte dai film Il Gattopardo o Il Padrino.