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Bronzi di Riace. Le star si rialzano e tornano al Museo Archeologico

Era il 16 agosto 1972 quando , nel tratto di mare antistante a Riace Marina (RC), un sub ritrovò a 200 metri dalla costa e 8 m di profondità i Bronzi di Riace. Il recupero, dopo l'allarme dato dal sub, fu curato dalla Soprintendenza con la collaborazione del Nucleo Sommozzatori dei Carabinieri di Messina.

I successivi studi si occuparono di ricostruire il “percorso” dei due bellissimi bronzi. Si fecero due ipotesi: la nave che li trasportava era stata spinta a riva da una tempesta perdendo i bronzi che, presumibilmente, non erano legati ad alcuna struttura; la seconda ipotesi fu che le statue fossero state buttate in mare per alleggerire la nave ed evitare un naufragio. Il primo restauro delle opere fu fatto a partire dal 1973 a Firenze. Qui si cominciò a svuotare l'interno dalla terra di fusione originaria che, con il passare dei secoli, aveva generato dei cloruri che avevano innescato pericolosi processi di corrosione. I Bronzi di Riace tornarono a casa nel 1981 e quell'anno ci fu il boom, un milione, di visitatori per il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

Dopo un secondo restauro le statue bronzee più famose in Italia sono tornate a mostrarsi al pubblico nelle loro perfezione e "all'impiedi" e su questo la Calabria punta per il rilancio turistico attendendo 300.000 visitatori per quest'anno.

Ma da dove arrivano e da chi furono realizzate le due statue? L'analisi stilistica e scientifica ha permesso di stabilire che le due opere sono da attribuirsi a due differenti artisti ed epoche. Le due statue sono chiamate con i nome di A e B. La prima viene datata al 460 a.C in periodo severo, la seconda invece al periodo classico e dunque intorno al 430 a.C. Le due statue furono con molta probabilità realizzate ad Atene e da lì furono rimosse per essere portate a Roma destinate alla casa di qualche ricco patrizio in un'epoca nella quale le statue greche erano molto richieste dai romani. I bronzi rappresentano due uomini completamente nudi ed armati di scudo – imbracciato con la sinistra- e lancia nella mano destra. I due elementi vennero smontati al momento dell'imbarco sulla nave e non sono mai stati ritrovati. Per quanto riguarda invece l'identità dei due personaggi sono raffigurazioni di divinità o eroi. Potrebbero essere anche i vincitori della corsa oplitica, una specialità di corsa con le armi in mano.

La statua A si caratterizza per una raffinatissima resa della barba, le ciocche sono morbide e sinuose, la capigliatura è trattenuta da una fascia. La statua doveva indossare un elmo come indicano i segni di appoggio. La bocca ha labbra in rame e una fila di superiore di cinque denti modellati in una lamina d'argento. Gli occhi hanno ciglia in lamina bronzea e cornee in avorio mentre le iridi, non conservate, erano presumibilmente di pasta vitrea o di una pietra preziosa. La statua B ha un aspetto più rilassato e calmo, la muscolatura più distesa e l'aspetto più maturo. Entrambe trasmettono comunque una grande sensazione di potenza evidenziata dallo scatto delle braccia che si distanziano con vigore dal corpo. Il braccio piegato del "giovane" doveva certamente sorreggere uno scudo, mentre nell'altra il Bronzo impugnava con molta probabilità un'arma. Anche la 'statua B' potrebbe essere manchevole di uno dei suoi pezzi originari ovvero di un elmo in stile corinzio che giustificherebbe la forma della sua calotta cranica.

Dal giorno del loro rientro c'è la fila per ammirare i Bronzi e inoltre i visitatori devono, prima di accedere alla sala, sottoporsi ad un processo di decontaminazione onde evitare che a contatto con il pubblico si inneschino altri processi di corrosione. Inoltre per proteggere ulteriormente le sculture possono accedere alla sala 20 persone per volta e devono sostare per un tempo limitato. Nella sala di attesa, prima di passare alla sala filtro, i visitatori sono intrattenuti da un video documentario sui bronzi.

Per tutte le info vai qui: MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE REGGIO CALABRIA

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