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Fouilles archéologiques Villa Romana di Merinum

Il Santuario di S. Maria di Merino insiste su un’area archeologica riconosciuta con decreto del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali il 2 ottobre 1988. Il complesso archeologico copre un’ampia zona attualmente conosciuta come villa romana di Merino. La villa romana era una unità produttiva, un’azienda agricola nel caso specifico finalizzata alla coltivazione della terra e alla produzione di vino e olio. L’insufficienza degli scavi e l’imperizia di quanti li hanno condotti, non ci permettono di individuare con sicurezza i profili di una villa romana, se non attraverso l’analogia con i resti di altre ville di Capitanata meglio conservate dal punto di vista archeologico. Se si aggiunge lo scandaloso degrado in cui giacciono i resti fin da quando hanno visto la luce, la gloria e l’affascinante storia di questo luogo si smarrisce nei meandri della negligenza e dell’ignoranza. Tuttavia è possibile distinguere i settori che formano la villa romana: - la parte patronale (=il luogo destinato ad abitazione del padrone) quasi interamente occupato oggi dal Santuario; - il viridarium (= il luogo verde, il giardino) adiacente all’abitazione del padrone ed oggi usato come chiesa all’aperto; - la parte abitativa (=il vissuto umano della villa) con presenza di acqua abbondante ( le cisterne ), di abitazioni degli operai e di strutture varie; - la parte lavorativa (= il luogo dell’attività umana) che conserva lo schema di una cantina con dolia e tutto ciò che occorreva per la lavorazione del vendemmiato; - la parte cultuale (= la fontana a prospetto ninfeo ) che è situata in fondo a tutta l’area; - il grande muro di cinta delimitante il viridarium. Dai lavori di scavi non è venuto fuori nulla di significativo, se non le due colonne di granito egiziano che sostengono ora l’arco trionfale del presbiterio all’interno del Santuario e splendidamente descritte all’atto del ritrovamento da T. Masanotti nell’Ode alla Patria. La villa romana data primo secolo di Cristo e la sua vita, probabilmente senza soluzione di continuità, è durata fino al secolo X, quando la vita era diventata impossibile soprattutto per le incursioni saracene. Allora la popolazione del villaggio ha confluito in Vieste, dove poteva vivere più sicuro, essendo Vieste protetta dalle mura. Legata alla storia della villa romana è la necropoli paleocristiana sita nella località della Salata. Era il cimitero della villa di Merino. Attualmente è tornata a vivere, almeno per quello che era avanzato dall’uso sconsiderato e devastante fatto dai pastori prima e ultimamente dalle strutture turistiche che le sono attorno, avendola utilizzata come deposito di ogni genere di cose, e anche di immondizie. Ora è visitabile e mostra la su austera maestosità ai visitatori. L’ultima realtà da considerare è il Santuario, la tradizione ancora viva oggi di quella gente che precocemente ha conosciuto e vissuto il cristianesimo e la devozione a Maria. Non è un resto, ma vi sono dentro i segni della sua vetustà e anche residui dell’antica villa. La storia di questo luogo non è finita. Continua nella fede mariana di tutto il popolo viestano che qui accorre, per non dimenticare, ogni 9 di maggio.