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Tempio della Fraternità

La storia del Tempio della Fraternità è una storia semplice, legata al ricordo dell’ultima guerra mondiale, quando infuriavano in tante contrade solo odio, violenza, persecuzione e delitto. Un cappellano militare reduce dalla guerra, don Adamo Accosa, dopo aver visto tante distruzioni, si andava tormentando di poter fare qualche cosa anche lui, perché tornassero tra gli uomini una vera pace e una serena convivenza. Un giorno, trovandosi nella necessità di dover costruire la piccola chiesa del suo paese sui monti, ebbe l’idea di raccogliere le rovine del conflitto (che nel 1951-’52 erano ancora tante) e con esse ricostruire il tempio come simbolo ed auspicio di una ricostruzione più grande: quella della fratellanza umana; e poi arredarlo liturgicamente con tanti ricordi dolorosi della nostra generazione, trasformando gli ordigni di distruzione e di morte in simboli e richiami di vita. Questo prete-soldato ebbe la fortuna di incontrare casualmente a Parigi l’allora Nunzio Apostolico Mons. Angelo Roncalli (anche lui soldato nell’altra guerra) che divenne poi Papa Giovanni XXIII. Il futuro pontefice prese subito a cuore l’iniziativa, l’incoraggiò e l’aiutò inviando anche la prima pietra, tolta dall’altare frantumato di una chiesa nei pressi di Coutances, distrutta durante lo sbarco degli Alleati in Normandia nel giugno del 1944. Una delegazione parigina portò la pietra a Cella il 7 settembre 1952, e, su una slitta infiorata, perché non c’erano ancora le strade, trainata dai bambini del paese, venne portata nel luogo dove doveva sorgere il tempio. Qui fu benedetta da un arcivescovo – già Nunzio Apostolico a Cuba ed Haiti – e posta dove ora sorge il vecchio altare storico. Dietro quella rovina ne seguirono molte, inviate da tutte le città dove maggiormente infuriò la guerra: da Berlino, da Londra, Dresda, Varsavia, Montecassino, El Alamein ed anche da Hiroshima e Nagasaki. Un centinaio di località hanno contribuito all’erezione dell’altar maggiore inviando ognuna una rovina del loro monumento più significativo. Milano ha inviato alcune guglie del Duomo, cadute durante i bombardamenti dell’agosto 1943, e, in più, una parte del pavimento del Duomo stesso che ora copre tutto il presbiterio del Tempio di Cella. Questo Tempio – Sacrario, prima di tutto ha accolto il ricordo di tutti i morti della guerra, ovunque e comunque Caduti; specialmente quelli che si combatterono tra loro nella stessa nazione: Italia in particolare. Arredato liturgicamente il Tempio, si è sviluppato il tema della fratellanza umana. Così, la vasca battesimale è costituita dall’otturatore di un cannone 305 della corazzata Andrea Doria; quello che lanciava la distruzione e la morte, ora lancia nella vita i nostri bambini. Armi insanguinate, deposte ed offerte da tutto il mondo, aventi tutte una storia particolare, ora compongono la figura del Crocifisso: Cristo visto attraverso i nostri dolori, anzi, costituito da essi. Resti di due navi inglesi che hanno partecipato allo sbarco in Normandia formano il pulpito, ora non più in uso, ma rimangono come simbolo di un ideale di pace che naviga nell’agitato mare del mondo di oggi; quel mare che ribolle in tutti i continenti e che, per i voti del Tempio, per la tua visita ad esso fa, o per i sentimenti che ti ispirano queste righe che stai leggendo, auspichiamo tornare del tutto tranquillo; e le onde, purificandosi, lasciano un po’ di sabbia, una conchiglia, un sassolino, come vedete raccolti ed allineati nelle teche della balaustra dove si leggono i nomi dei fiumi più famosi. Nella parte destra del Tempio, la visione si fa più dolce per la presenza dominante di una Madonna cinese e di tanti altri simbolici richiami di pace. Bisogna vederlo qui questo Tempio. Non lo si può descrivere, e tanto meno si può trasmettere l’emozione che esso suscita. Il visitatore che arriva trova spesso cambiamenti: e questo perché, continuando gli arrivi, si completa, si sposta, si sostituisce. Alcuni domandano: ma come è stato possibile realizzare tutto questo? E’ stata la semplicità e la bontà dell’idea, che ha conquistato molti cuori in un particolare momento storico. Autorità, diplomatici, giornalisti, grandi ditte, scolaresche, italiani all’estero e specialmente le associazioni combattentistiche di varie nazioni, hanno "sentito, aderito e contribuito. L’universalità dell’iniziativa viene subito rilevata dal visitatore, al suo ingresso nel tempio, osservando le bandiere nazionali che ne adornano le parti, tese come mani in preghiera per una implorazione corale di pace. Questa è una chiesa diversa dalle altre (i giornalisti la ritengono unica al mondo) e per capirla non bisogna fermarsi all’oggetto che si vede, altrimenti potrebbe sembrare una raccolta di strane cose, ma leggere le scritte e andare al significato di quanto appare, ed ascoltare il muto linguaggio. Ci sono cose che con la guerra non entrano per niente, ma non bisogna dimenticare che ci sono anche le battaglie della vita, del progresso, della scienza, della salute. E poi… tanti vogliono che ci sia qui un loro ricordo, qualunque esso sia. L’animo del visitatore si rattrista un po’, perché trova una documentazione tangibile delle sventure che hanno colpito la nostra generazione, ma quando poi torna all’aperto, al sole, al verde, ai fiori, si sveglia come da un sogno strano, ritrova se stesso e torna a sorridere ancora alla vita ed al suo avvenire. Così anche tu, persona che hai visitato il Tempio della Fraternità, o ne stai leggendo questa breve storia, forse senza rendertene conto, sei diventata un pietra viva di questo "cantiere", una pietra viva ed immortale, ben più importante di quelle che hai viste o vedrai qui. E tutte queste pietre "vive" costruiranno insieme un avvenire di vera pace, di collaborazione, di fratellanza tra gli uomini e le nazioni. All'interno di questo Sacrario vi è anche un cippo in legno, posizionato vicino all'altare, che raffigura un carabiniere, con relativo cappello, foulard, e bandoliera, che a sua volta sorregge un quadro con dipinti i Carabinieri caduti nella strage di Nassiriya, mentre nei fianchi ha dei rametti spezzati con le bandierine tricolori e su tali bandierine vi sono le foto di ogni caduto militare o civile, sempre di Nassiriya. Tale cippo sorregge un mattone prelevato nel luglio 2004 dall'app. scelto Armando Semeraro dai resti della base Maestrale della M.S.U dei Carabinieri in Nassiriya, crollata nell'attentato terroristico del 12-11-2003, e portato a Cella di Varzi il 19/09/2004. All'esterno del Tempio, di fronte all'ingresso, è stato costruito, nel mese di ottobre 2006, da un carabiniere in congedo, un monumento a ricordo di tutti i Carabinieri. Tale monumento è costituito da un piedistallo in sasso a vista che sorregge da una parte una statua di due carabinieri nella tormenta ed in fianco un blocco di granito che sorregge la Madonnina "bianca azzurra" Virgo fidelis, patrona e protettrice dei Carabinieri. Ultimamente sono state aggiunte due composizioni (quasi due altari): la prima dedicata ai "Trapassati" cioè ai defunti, che in qualche modo hanno avuto relazione col Tempio della Fraternità, e la seconda dedicata ai "Futuri" ossia alle generazioni che si stanno affacciando e si affacceranno alla vita, e questo perché anche i futuri sono già vivi nella mente e nel cuore di Dio.